mercoledì 16 aprile 2008

La vita straordinaria di un matematico


La straordinarietà della vita e le sue mille sfaccettature è ciò che spesso mi colpisce, più delle nozioni matematiche, più delle previsioni logiche e dei discorsi sulla metacongnizione.
Non so, magari mi sbaglio, magari sarà un approccio troppo idealista e sognatore, magari è errato continuare a sorprendersi senza pensare al perchè lo si fa e quali sono le cause. Accade e basta.
Mi è capitato di sorprendermi poco tempo fa, quando un amico mi ha prestato un film della sua preziosa collezione,e da cinefilo com'è, mi ha avvertito: è un film bellissimo, una storia straodinaria. Al di la della resa cinematografica, ciò che mi ha lasciato d'incanto, come già detto, è la straodinarietà della vita del matematico protagonista,che esce fuori dall'odinario, da ciò che di norma accade, ed è proprio ciò che mi affascina.
La razionalità che si mescola con ciò che c'è di più assurdo al mondo, la logica sconfitta dalla follia, la dignità di un matematico che diventa pazzia sfociando nella schizzofrenia paranoide. Sto parlando del film "A beautiful mind" diretto da Ron Howard, un grande successo,che ha raccontato la storia di John Nash, il genio matematico che ha legato il suo nome a una serie di risultati ottenuti nel giro di una decina d'anni e al Nobel nel 1994.
Ottant'anni vissuti tra schizofrenia e invenzioni fondamentali per il genere umano. La sua vita, la teoria dei giochi ( su cui poi mi sono andata a documentare), la malattia, il Nobel: ottant'anni vissuti in un turbinio altalenante tra salite e discese: lo studio, la scoperta, le teoria, l'atroce malattia, la forza di risalire, di nuovo la ricerca ed il Nobel, tanto per coronare il lieto fine di una storia così surreale da sembrare inventata. A me queste storie continuano a stupirmi ed a farmi capire che nella vita tutto può accadere, soprattutto ciò a cui non avevamo mai pensato...tutto si trasforma ( guarda un pò come torna la matematica!) ma soprattutto mi fa scoprire la forza e la straordinarietà dell'uomo nel riuscire a risalire e rimettersi in gioco nonostante tutto (forse, non lo stiamo facendo anche noi?). Non posso far altro che ammirare questi grandi uomini che hanno fatto davvero la storia, al di la delle scoperte matematiche o di altre discipline, attraverso la testimonianza che nulla è impossibile se ci si crede davvero e si ha la testardagine per andare avanti. Al di la di questa mia riflessione che definirei esistenzialista, magari per chi non lo conosce traccio una breve biografia di John Nash.
John Forbes Nash Jr. (Bluefield, 13 giugno 1928) è un matematico statunitense. Tra i matematici più brillanti e originali del '900, Nash ha rivoluzionato l'economia con i suoi studi di matematica applicata alla "Teoria dei giochi", vincendo il premio Nobel per l'economia nel 1994.
Ma Nash è anche un geniale e raffinato matematico puro. Ha sempre avuto un'abilità poco comune nell'affrontare i problemi da un'ottica nuova e impensabile per gli altri, trovando soluzioni incredibilmente eleganti a problemi complessi, come quelli legati all'immersione delle varietà algebriche o alle equazioni differenziali paraboliche.
John Nash ha vissuto per circa trenta anni tra i successi scientifici ed accademici e la malattia mentale. Durante la brillante attività scientifica in istituti universitari prestigiosi (come quello di Princeton) oppure in società come la RAND Corporation, dove insieme a logici, matematici, fisici e ingegneri esperti di teoria dei giochi, lavorò per il governo alle strategie politiche e militari della Guerra fredda. Dovette convivere con la
schizofrenia che spesso e per lunghi periodi nell'arco di trent'anni ne offuscò la stravaganza e la creatività isolandolo emotivamente dal mondo esterno. Dopo i periodi di crisi, spesso successivi ai ricoveri in ospedali psichiatrici, Nash tornava a fare matematica.Ma pochi mesi dopo la malattia si riacutizzava. Terapie come elettroshock, camicie di forza chimiche, iniezioni di insulina lo hanno segnato nel fisico, ma oggi Nash è un ottantenne che frequenta ancora l'Istituto a Princeton, studia ancora matematica e sembra guarito dalla malattia.
Arrogante e pieno di sé, eccentrico e attaccabrighe, incapace di rapporti sociali normali, John Nash aveva uno strano modo di comportarsi. Non seguiva i corsi regolarmente, li considerava banali, e consultava pochi libri di matematica. Spesso fischiettava interi pezzi di Bach incurante del disturbo per gli altri. Melvin Hausner ricorda:"Era sempre immerso nei propri pensieri. Se ne stava seduto da solo nella sala comune. Capitava facilmente che ti passasse accanto senza vederti. Borbottava sempre fra sé e sé. Sempre fischiettando. Nash pensava sempre. Se era sdraiato su un tavolo, era perché stava pensando. Solo pensando. Potevi vedere che stava pensando".